L’ altro ritorno / Titos Patrikios
I morti mai fanno ritorno
ma anche i vivi che non tornano
diventano ormai come morti.
A volte li riportiamo indietro con la memoria
per vederli com’erano
quando per l’ ultima volta li incontrammo
per riprovare anche solo per un istante
ciò che vivemmo assieme a loro
per rassicurarci soprattutto
di non averli uccisi noi.
I morti mai fanno ritorno
ma anche i vivi che non tornano
diventano ormai come morti.
A volte li riportiamo indietro con la memoria
per vederli com’erano
quando per l’ ultima volta li incontrammo
per riprovare anche solo per un istante
ciò che vivemmo assieme a loro
per rassicurarci soprattutto
di non averli uccisi noi.
Occorre pensare alla morte? / Tragedia
Pensare alla morte è un'impresa senza dubbio complessa, non solo per la profondità del tema, ma anche per la molteplicità dei punti di vista che si possono adottare (indagine storica, antropologica, sociologica, psicologica, filosofica); da essi è possibile trarre delle luci per analizzare con maggiore consapevolezza il concetto di morte in ambito scientifico ed alcune problematiche di carattere etico ad esso connesse.
E’ importante pensare alla morte? Ha un senso?
Per queste domande non è possibile rintracciare un’univocità di risposte. Ad esempio, Epicuro afferma: "Quando siamo noi, non c'è la morte; quando c'è la morte, non siamo più noi. Nulla dunque essa è per i vivi e per i morti, perché in quelli non c'è, e questi non sono più". Il filosofo Pascal, invece, sottolinea che, benché sia “più facile accettare la morte senza pensarci che pensare alla morte”, la grandezza dell’uomo consiste proprio nel poter pensare ed essere cosciente di ciò che vive: "l'uomo è solo un debole giunco della natura; ma è un giunco pensante [...] Anche se l'universo lo distrugge, l'uomo è assai più nobile di ciò che lo uccide perché sa di morire; l'universo non è affatto consapevole del vantaggio che ha su di lui. Quindi tutta la nostra dignità consiste nel pensiero".